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Shakespeare, William.

Drammaturgo e poeta inglese. Scarse sono le notizie riguardanti la sua vita e la sua formazione, tanto che alcuni critici ne hanno messo in dubbio l'esistenza o la paternità dell'opera. Figlio di Mary Arden, discendente da un'antica famiglia di possidenti del Warwickshire, e di un ricco commerciante, appartenente alla corporazione dei guantai e dei pellai di Stratford, frequentò verosimilmente la scuola di latino del paese natale. Nel 1582 contrasse matrimonio con Anne Hathaway, dalla quale ebbe tre figli. Le informazioni sulla sua prima attività professionale sono lacunose: fu forse insegnante elementare, o pedagogo presso alcune famiglie della piccola nobiltà locale, nelle cui biblioteche poté arricchire la sua cultura classica e umanistica. Intorno al 1586 si trasferì a Londra, forse al seguito di una compagnia teatrale, divenendo ben presto famoso come attore e autore. Benché la successione cronologica delle opere di S. costituisca un problema (si è sostenuto che solo per due o tre drammi sia possibile risalire con certezza alla data di composizione), la maggioranza degli studiosi concordano nell'affermare che negli anni iniziali del soggiorno londinese (1590-93) furono composti il dramma Tito Andronico, La commedia degli equivoci e la seconda e la terza parte di Enrico VI. Per quanto concerne l'ultima opera nominata, questa ipotesi scaturisce dalla rilevazione della presenza, al suo interno, di molti elementi sentimentali e comici che divennero in seguito tipici della produzione teatrale del drammaturgo. Numerosi sono i punti di contatto tra la prima produzione shakespeariana e le opere drammatiche di successo dell'epoca: in questi testi la grande personalità artistica di S. risulta ancora latente, mentre emerge con chiarezza l'influsso dei predecessori, di Ch. Marlowe in particolare. A un periodo di poco successivo (1593) si fanno risalire la commedia La bisbetica domata e la tragedia Riccardo III. Per quanto riguarda gli anni 1592-94, si è avanzata l'ipotesi che S. abbia soggiornato per qualche tempo in Italia: prova ne sarebbe il fatto che dopo l'epidemia di peste che flagellò l'Inghilterra (1592-94), provocando la chiusura di tutti i teatri del Regno e costringendo le compagnie teatrali all'inattività, S. presentò drammi ambientati in Italia, mostrando una notevole conoscenza dei luoghi, delle usanze e dei nomi italiani: I due gentiluomini di Verona, Romeo e Giulietta, Il mercante di Venezia. Per quanto concerne due poemetti narrativi, Venere e Adone (1593) e Il ratto di Lucrezia (1594), dedicati entrambi all'amico e protettore Henry Wriothesley, conte di Southampton, si tiene a rilevare che si tratta delle uniche opere la cui stampa fu curata personalmente dal poeta, per la prima volta menzionato come autore sul frontespizio dell'edizione. Al termine dell'epidemia, nel 1594, si verificò un notevole rivolgimento nell'ambito delle compagnie teatrali londinesi: alcune, anche assai prestigiose, scomparvero, mentre i loro elementi migliori si unirono per costituire la compagnia dei Lord Chamberlain's Men, al diretto servizio del lord ciambellano (Henry Carey lord Hunsdon), guidata dall'allora astro nascente degli attori, Richard Burbage. Con l'aiuto economico del conte di Southampton, suo generoso mecenate, S. fu in grado di acquistare una quota intera di compartecipazione in questa compagnia, alle crescenti fortune della quale contribuì non poco, fornendo copioni di successo in ogni genere drammatico. Fra le opere nuove prodotte e messe in scena negli anni anteriori al 1598 (anno del volume Palladis Tamia, di F. Meres, che ne registra i titoli per la prima volta) sono le tragedie Riccardo II, Enrico IV e Re Giovanni, nonché le commedie Pene d'amor perdute e Sogno di una notte di mezza estate. Da quel momento S. svolse esclusivamente attività di drammaturgo per la compagnia, fatta eccezione per la composizione, tra il 1593 e il 1597, dei Sonetti dedicati, secondo un'ipotesi molto diffusa, allo stesso conte di Southampton. La sua situazione doveva essere a quel tempo florida se nel 1597 fu in grado di acquistare nel paese natale la proprietà di New Place, dove però non risiedette a lungo. Nel frattempo, la compagnia ottenne nuovi e crescenti successi, tali da consentire agli attori di costruirsi un teatro proprio, il Globe, che fu aperto nel 1599: S. fornì i copioni inaugurali con il dramma storico Enrico V e con la prima delle tragedie romane, Giulio Cesare. Negli anni (1599-1601) prese avvio per S. una nuova fase creativa, che si concretizzò da un lato nella composizione di commedie romantiche, di facile presa sul pubblico, come si evince dai titoli Come vi piace e La dodicesima notte, dall'altro nella creazione di una tragedia profondamente innovativa, Amleto, che trasferiva sulla scena, in luogo del conflitto aperto, il dilemma interiore. Infatti, la vicenda storico-leggendaria di Amleto si trasforma, nell'opera di S., in una lucida e penetrante indagine sulle motivazioni dell'agire umano: non l'esito, la purificazione finale è la chiave interpretativa, bensì l'incertezza del destino, il dibattersi interno ai protagonisti, la lacerazione tra impulsi opposti, tra contrastanti motivi storici e culturali. A questa tragedia fece seguito un ciclo di drammi, definiti dai critici moderni commedie nere, o drammi problematici, o ancora drammi dialettici. Si tratta di Troilo e Cressida, in cui sono in discussione i temi della fedeltà e della lealtà; Tutto è bene quel che finisce bene, che si interroga sull'onore e sulla nobiltà, esaminandoli da prospettive differenti; Misura per misura, in cui la riflessione riguarda l'ambiguità dell'amministrazione della giustizia. Tutte queste opere risentono del clima di intrighi e di incertezza politica che precedette la morte della regina Elisabetta, avvenuta nel 1603. Le lotte degli aristocratici per la conquista del potere (la regina non aveva eredi diretti) erano infatti culminate, nel 1601, nella congiura del conte di Essex, il quale era riuscito a coinvolgere nell'impresa fallimentare, sia pur in maniera indiretta, anche S. e i Lord Chamberlain's Men: S. e la sua compagnia si erano prestati a recitare, alla vigilia del colpo di mano, Riccardo II, tragedia imperniata sulla figura di un re deposto dai sudditi per la sua incapacità di governare, con evidenti allusioni alla situazione di quella fase storica della Monarchia inglese. Il fallimento della congiura, pur non danneggiando direttamente la compagnia teatrale, influì notevolmente sull'atteggiamento del poeta nei confronti della vita, che divenne sempre più pessimista, distaccato e ironico. Nel 1603 la crisi politica fu risolta con l'ascesa al trono di Giacomo I Stuart, il quale prese sotto la sua protezione la compagnia di S., la quale mutò il nome in King's Men. Al periodo fra il 1604 e il 1608 appartengono le grandi tragedie shakespeariane: Otello, dramma delle passioni divampanti e della gelosia, in cui i sopravvissuti sono i mediocri; Re Lear, tragica e gigantesca metafora dell'assurdità della condizione umana, in cui il più saggio è il folle; Macbeth, dramma pervaso da una cupa atmosfera di violenza primordiale e di sangue, in cui l'esistenza viene paragonata a “una favola raccontata da un idiota, piena di rumore e furore, che non significa nulla”, indagine sulla misteriosa presenza del male operante in ogni uomo; Antonio e Cleopatra, in cui viene rappresentato lo scontro fra due diverse civiltà, proiettato su uno sfondo storico e universale, che coinvolge tutto il mondo noto; Coriolano, in cui protagonista è la solitudine dell'uomo, la sua incapacità di interagire e di integrarsi nella comunità; infine, l'incompiuto, forse mai rappresentato e probabilmente frutto della collaborazione di S. con Th. Middleton, Timone d'Atene, rielaborazione in chiave drammatica della figura del misantropo, personaggio noto dalle pagine del biografo greco Plutarco. Nel 1608, S. e i King's Men trasferirono la maggior parte delle recite nel teatro coperto di Blackfriars, riservato a un pubblico facoltoso, con prezzi d'ingresso piuttosto elevati. Da parte di taluni critici si è ipotizzata una crisi religiosa del poeta, sopravvenuta intorno al 1608, forse a causa di una malattia. Prova ne sarebbero alcune caratteristiche comuni ad alcune opere: un complesso di certezze e un equilibrio nuovi, la ricomposizione dei contrasti, una dolcezza serena. Questi tratti sono presenti nel dramma La tempesta, vero e proprio testamento spirituale di S., nel Cimbelino e in Il racconto d'inverno. Intorno al 1610 S. si stabilì definitivamente nel paese natale, da cui si allontanò soltanto per brevi viaggi a Londra. Benestante e ben inserito nel contesto di vita sereno di Stratford, non rinunciò comunque alla sua attività di drammaturgo, continuando a scrivere per i King's Men: il suo ultimo dramma, Enrico VIII, fu forse scritto nel 1612-13, in collaborazione con John Fletcher, così come I due nobili parenti (1612-13). Fece testamento nel marzo del 1616 e il 23 aprile dello stesso anno morì. Fu sepolto nella chiesa di Stratford. ║ Opere non drammatiche: il primo volume pubblicato con il nome di S., il poema Venere e Adone (1593), appare profondamente impregnato del gusto dell'epoca e paragonabile a un altro prodotto caratteristico di quel tempo, l'Adone di G.B. Marino, con il quale presenta molti motivi affini. Era indirizzato in particolare al pubblico colto, seguace del gusto continentale; per lo stesso tipo di lettori era pensato anche il poema Il ratto di Lucrezia (1594), ricco di spunti ovidiani. In entrambe le opere, per quanto si tratti di una rivisitazione di modelli tradizionali e assai in voga nel periodo, si possono tuttavia già intravedere la futura grandezza innovatrice e il talento trasformatore dell'autore. Nel 1609 S. pubblicò i 154 Sonetti, di tipo inglese elisabettiano (composti cioè di tre quartine e un distico). Il volume portava la dedica a un certo W.H., sulla cui identità sono state avanzate le più svariate ipotesi, anche se la più accreditata pare essere quella che ne stabilisce il destinatario nel conte di Southampton. La stesura ebbe inizio prima del 1598, ma non è possibile datare con esattezza le singole composizioni. Diversamente dai poemi citati, i Sonetti si elevano indubbiamente sulla produzione poetica dei contemporanei, quantunque non pochi di essi risentano ancora delle tematiche convenzionali del tempo. Oltre che dalla produzione epigrammatica greca, S. trasse spesso spunto dal poeta latino Orazio, in particolare per il motivo della poesia garante di immortalità; un notevole influsso su di lui esercitarono pure F. Petrarca e i petrarchisti, di cui riprese svariati motivi, quali ad esempio il contrasto tra gli occhi e il cuore e l'apparizione notturna della donna amata. Quanto alle inevitabili analogie con gli autori inglesi dello stesso genere, sono stati avanzati, tra gli altri, i nomi di P. Sidney e di M. Drayton. Ciò nonostante, i sonetti costituiscono il canzoniere più originale della letteratura inglese e sfuggono a qualsiasi tentativo di classificazione. Per quanto riguarda l'argomento, i primi 126 sono indirizzati a un giovane bellissimo (Fair Youth), e possono essere suddivisi in sonetti dedicati al matrimonio, sonetti nei quali il poeta esprime la sua passione per il giovane stesso, sonetti nei quali è garantita immortalità alla bellezza del giovane attraverso i versi del poeta e sonetti nei quali si fa riferimento a una presunta rivalità tra il poeta e un altro poeta che, per un certo periodo, avrebbe occupato il cuore e i pensieri del giovane. Di contro, i sonetti contrassegnati con i numeri dal 127 al 152 sono indirizzati a una donna (Dark Lady), con frequenti allusioni a personaggi e situazioni dell'epoca. Gli ultimi due sono semplici imitazioni di un epigramma presente nell'Antologia Palatina (IX, 627). I Sonetti sono fondamentali ai fini della comprensione delle grandi opere drammatiche shakespeariane: nel suo canzoniere, infatti, il poeta va affinando la propria tecnica, raggiungendo nel contempo la maturità espressiva presente nei grandi drammi. Quel che più conta è l'eccezionale pregnanza del linguaggio di queste composizioni, le quali non sembrano comunque da ritenere confessioni personali dell'autore: il drammaturgo S. sembra aver inventato il personaggio del poeta, le cui liriche amorose, formalmente tradizionali, esprimono attraverso la perfezione e la potenza del linguaggio un universo poetico e sentimentale assai più vasto e complesso. D'altra parte, le migliori prove di S. poeta lirico sono le canzoni, i sonetti e le sestine contenute in numerose delle sue opere drammatiche, come Romeo e Giulietta, Come vi piace, Cimbelino, Molto rumore per nulla. Nel volume dei Sonetti venne stampato in appendice il poemetto Lamento dell'innamorato, di dubbia attribuzione e di tema decisamente convenzionale. Un mediocre e oscuro componimento, La fenice e la tortora, apparve nel 1601 sotto il nome di S. nella raccolta di versi Love's Martyr di Robert Chester. ║ Opere drammatiche: la pubblicazione delle opere drammatiche di S. avvenne senza la supervisione dell'autore, ad opera di editori poco scrupolosi. Non è possibile stabilire, come per la composizione, un esatto criterio cronologico, anche perché non si possiede nessun manoscritto autografo di S. Verso la fine del Regno di Elisabetta erano già apparsi 15 testi in-quarto (Quartos), vale a dire in piccoli volumi separati (editi senza il consenso dell'autore e con ogni probabilità frutto di trascrizioni clandestine durante le recite a teatro), e negli anni 1608-09 se ne aggiunsero altri (Re Lear, Pericle, Troilo e Cressida). Nel 1619 fu pubblicata una riedizione di un gruppo di dieci drammi, con i testi senz'altro più fedeli all'originale, che sollevò però le proteste dei King's Men, proprietari in esclusiva di tutti i lavori di S. Nel 1623 (un anno dopo la pubblicazione dell'in-quarto di Otello) proprio due attori di questa compagnia, John Heminge e Henry Condell, curarono il primo in-folio (volume di grande formato), uscito per opera degli editori Jaggard e Blount: tale volume costituisce ancora il fondamento del canone shakespeariano. I due attori sostennero di aver pubblicato i testi originali come è specificato nel frontespizio della testata: “Mr. William Shakespeare's Comedies, Histories & Tragedies Published according to the True Original Copies” (Commedie, Storie e Tragedie di William Shakespeare pubblicate secondo i testi originali). Tuttavia, si tratta di affermazioni attendibili solo parzialmente, in riferimento ad alcuni drammi. L'edizione in-folio comprendeva i drammi già apparsi in-quarto, ad eccezione del Pericle, e 18 inediti. Ai primi appartengono le commedie Pene d'amor perdute, Molto rumore per nulla, Sogno di una notte di mezza estate, Il mercante di Venezia, Le allegre comari di Windsor (in una versione migliore rispetto all'in-quarto, così come accadrà per Enrico V e le due parti di Enrico VI), i drammi di argomento storico Riccardo II, Riccardo III, la prima e la seconda parte di Enrico IV, Enrico V, la seconda e terza parte di Enrico VI e le tragedie Tito Andronico, Romeo e Giulietta, Amleto, Re Lear, Troilo e Cressida e Otello). I testi inediti sono le commedie La tempesta, I due gentiluomini di Verona, Misura per misura, La commedia degli equivoci, Come vi piace, La bisbetica domata, Tutto è bene quel che finisce bene, La dodicesima notte, Il racconto d'inverno; i drammi storici Re Giovanni, la prima parte di Enrico VI, Enrico VIII e le tragedie Coriolano, Timone d'Atene, Giulio Cesare, Macbeth, Antonio e Cleopatra e Cimbelino. Tratto caratteristico della drammaturgia di S. è la capacità con cui l'autore riesce, nelle sue opere, a risultare pienamente inserito nel suo tempo e contemporaneamente a disattendere le norme codificate e i modelli del teatro cinquecentesco. Nella sua produzione sono presenti, a prova di una grande originalità e libertà creatrice, la cultura a lui contemporanea, elementi fantastici tipici del teatro medioevale, eventi e personaggi storici. Superata è la tradizione delle tre unità aristoteliche (i drammi shakespeariani sono ambientati in diversi luoghi, spesso assai lontani tra loro, e si svolgono lungo periodi di anni) e spesso comico e tragico coesistono nello stesso testo e addirittura nello stesso personaggio. Nell'evoluzione dell'opera shakespeariana si possono individuare varie fasi. Nel primo periodo della sua attività, il drammaturgo sembra nutrire una solida fiducia nei valori positivi della vita (presente persino in Romeo e Giulietta, paradigmatico dramma della passione, nel quale è dimostrata l'esistenza oggettiva del male), fiducia che si ritrova nei drammi storici ma soprattutto nelle commedie di questo periodo: Il Mercante di Venezia, Molto rumore per nulla, Come vi piace, La dodicesima notte, Le allegre comari di Windsor. La tematica che affascina il poeta è quella del corteggiamento dell'innamorato, l'intreccio è sovente imperniato sugli incidenti, spesso audaci, dell'approccio d'amore. Si è già accennata la possibilità che alcuni avvenimenti dell'epoca, in particolare la fallita congiura del conte di Essex, avessero successivamente influito profondamente sulla visione del mondo di S.: in effetti in un secondo momento affiora una concezione amara, ironica, pessimistica della vita. Di tale mutamento risentono sia commedie quali Tutto è bene quel che finisce bene, Misura per misura, impregnate di disperato sarcasmo, sia le tragedie (prima fra tutte l'Amleto, in cui il principe danese è travolto da eventi che è incapace di fronteggiare). Nei testi Re Lear, Otello, Antonio e Cleopatra, Macbeth, Coriolano, Timone d'Atene (databili dal 1604 al 1608), l'autore sembra quasi contemplare con distacco i conflitti insanabili dell'anima, i grandi drammi e le terribili contraddizioni dell'uomo. Così Macbeth, pur consumato dal rimorso, non riesce a raggiungere il pentimento; Antonio, succube della sua passione per Cleopatra, giunge fino all'autodistruzione; Coriolano si spoglia, a causa dell'orgoglio, di ogni dimensione umana; Re Lear, simbolo quasi dell'umanità tutta, è tragicamente sopraffatto dai propri errori; Iago, nell'Otello, nega col suo comportamento il più profondo valore umano, la pietà; nell'ultima tragedia, Timone d'Atene, il carattere del protagonista, misantropo a causa dell'ingratitudine degli amici, assurge a paradigma, si trasforma in allegoria. La serenità, l'indulgenza del poeta nei confronti delle passioni umane, tornano solo nell'ultima stagione shakespeariana (1608-16), quella dei grandi capolavori quali Cimbelino, Il racconto d'inverno, La tempesta: il poeta approda a una concezione che è stata spesso definita dantesca, per il motivo dominante della giustizia assicurata attraverso l'espiazione. ║ La fortuna di S.: quantunque S. non avesse forse grande consapevolezza della propria grandezza, né del valore della propria opera poetica, già i contemporanei ne esaltarono i numerosi pregi. Per contro, una valutazione sfavorevole fu espressa in seguito dalla critica neoclassica: ai suoi esponenti, legati a un concetto estetico fondato sull'ordine, sul rigore formale e sulla chiarezza, non piacquero la commistione, operata da S., di elementi comici e tragici, né la libertà estrema che caratterizza le sue opere. Nella Francia del Settecento dilagava frattanto la polemica antishakespeariana scatenata da Voltaire, che stroncò il teatro del drammaturgo inglese con un giudizio che influenzò la maggior parte degli intellettuali dell'Europa del tempo. Con la diffusione del Romanticismo, esplose un vero entusiasmo per la produzione di S.: in tutta Europa, gli esponenti del movimento romantico evidenziarono la forza creativa dell'autore nell'apparente mancanza di “regole precise” tipica del suo teatro. Così, mentre in Germania era divenuto un riferimento ideale per i poeti dello Sturm und Drang, la fama di S. si diffuse in tutta l'Europa. ║ La questione shakespeariana: nel corso del XIX sec. non pochi studiosi hanno ripetutamente avanzato l'ipotesi che la vasta produzione teatrale e poetica attribuita a S. fosse in realtà non sua, bensì opera di un autore di vasta cultura e di grande ingegno che, per motivi mai del tutto chiariti dai critici, avrebbe preferito servirsi di S. (un attore) come prestanome per proteggere la propria immagine. Fra i possibili candidati alla paternità della produzione di S. sono stati indicati sia il filosofo inglese F. Bacon (a causa della notevole consonanza di pensiero), il quale avrebbe desiderato rimanere anonimo per non pregiudicare, con l'attività di scrittore drammatico, il prestigio raggiunto in ambito filosofico e politico, sia il poeta e drammaturgo Ch. Marlowe, la cui influenza sembra trasparire nei lavori del drammaturgo di Stratford: egli, secondo una diffusa ipotesi, avrebbe simulato la morte per sfuggire alla condanna di ateismo, continuando tuttavia a comporre sotto falso nome. Altri personaggi storici nei quali i critici hanno di volta in volta ravvisato il probabile autore della produzione shakespeariana sono W. Stanley, sesto conte di Derby, R. Dereveux, secondo conte di Essex, e sir W. Raleigh, il noto esploratore e navigatore dell'epoca. Ciò nonostante, attualmente la critica è incline a riconoscere non soltanto l'esistenza di S., ma anche la sua attività di attore e di autore drammatico: a lui e al suo genio andrebbero infatti ascritte le opere pervenute sotto il suo nome, anche se non è da escludere che egli avesse talvolta collaborato con altri autori, secondo una prassi del resto assai diffusa nel teatro dell'epoca (Stratford-on-Avon, Warwickshire 1564-1616).
Ritratto di William Shakespeare



LE OPERE DI WILLIAM SHAKESPEARE
Commedie
1592-93
1593-94
1594-95
1594-95
1595-96
1596-97
1598-99
1599-1600
1599-1600
1600-01
1602-03
1604-05
1610-11
1611-12
1612-13
La commedia degli equivoci
La bisbetica domata
Pene d'amor perdute
I due gentiluomini di Verona
Sogno di una notte di mezza estate
Il mercante di Venezia
Molto rumore per nulla
La dodicesima notte
Come vi piace
Le allegre comari di Windsor
Tutto è bene quel che finisce bene
Misura per misura
Il racconto d'inverno
La tempesta
I due nobili parenti
Drammi storici
1590-92
1593-94
1595-96
1596-97
1597-98
1598-99
1612-13
Enrico VI
Riccardo III
Riccardo II
Re Giovanni
Enrico IV
Enrico V
Enrico VIII
Opere poetiche
1593
1594
1601
1609
1609
Venere e Adone
Il ratto di Lucrezia
La fenice e la tortora
Sonetti
Lamento dell'innamorato
Tragedie
1593
1594-95
1599-1600
1600-01
1601-02
1604-05
1605-06
1605-06
1605-08
1606-07
1607-08
1608-09
1609-10
Tito Andronico
Romeo e Giulietta
Giulio Cesare
Amleto
Troilo e Cressida
Otello
Macbeth
Re Lear
Timone d'Atene
Antonio e Cleopatra
Coriolano
Pericle
Cimbelino